martedì 29 gennaio 2008

VOLTEGGI NEL CIELO

Ho viaggiato per nove giorni consecutivi dentro il sistema, cercando disperatamente qualcuno che conoscesse la strada, qualcuno che sapesse dove trovare Astor. Il bisogno di ritornare da mia sorella Cleofe, dentro quel mondo ovattato di beige, era diverso dalla mia dipendenza dalle droghe. Le droghe corrodono il fisico, deturpano la mente, ma l’anima rimane distante dagli affari chimici. Non credo che c’abbia nulla a che fare l’anima con i trip in capsula. Invece questa roba ti fa star male dentro in un modo totalmente nuovo.
In un certo senso è stato come entrare in paradiso e poi tornare indietro… all’inferno!
Ho vagato incosciente come uno zombi, e rapido come un elettrone. La gente mi guardava strano, e non posso certo biasimarla. Ho assunto rappresentazioni che avrebbero destato perplessità anche nelle entità più frivole.
Avete presente i barboni?
Si, lo ammetto. Ho fatto una piccola ricerca nel passato. I barboni non esistono più, ovviamente. Però credo che la parola possa aiutarvi a capire le sembianze che aveva preso il mio avatar.
Sono stato fortunato ad incontrare Karin. Se non era per lei, il mio corpo adesso sarebbe l’appetitosa cena di una famiglia di vermi.
Mi ha convinto a risalire, a darmi un tono, a farmi una passeggiata in riva al mare. È stata brava. Solo una donna poteva riuscire a fare una cosa del genere, e questo mi ha confermato la sua vera natura. Il ricordo del sesso fittizio che abbiamo avuto mi appare molto più dolce adesso.
Sono salito in superficie, e sono stato male. Il mio corpo era uno strazio. Temevo addirittura di non riuscire a venir fuori dalla bara.
Il sushi della Taverna mi ha messo un po’ di forza addosso. Poi sono andato sulla spiaggia, come mi ha detto Karin. Un bella cosa…
C’erano dei gabbiani che volteggiavano in cielo. Quando vedi questa roba dal vivo provi sempre a dargli un significato logico. Cerchi disperatamente un’equazione matematica che riesca a spiegare i disegni del volteggio, ma dopo un po’ ti tocca rinunciare.
Non esiste niente di predefinito negli accadimenti reali.
In molti hanno cercato di dare alla rete un’onesta causalità, ma il risultato è sempre stato quello della rappresentazione virtuale.
La simulazione di un lancio di dado darà sempre un risultato simulato. Perché nella casualità vigono delle regole inafferrabili.
Il dado lanciato per davvero è tutta un’altra cosa!

George, 26 aprile 2084

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